
Benin
Lungo il tragitto dal pozzo alle case, spesso l’acqua pulita del sottosuolo viene contaminata. In prossimità dei pozzi nuovi o di quelli riparati, Helvetas promuove perciò la conoscenza in materia di igiene e salute.
Mettere al mondo un bambino e portare in ospedale l’acqua necessaria per il parto? Nel Benin settentrionale è all’ordine del giorno. Perfino nei centri sanitari manca l’acqua per la cura, ma anche per la pulizia della biancheria, degli ambienti e degli strumenti. L’acqua contaminata portata dai familiari rappresenta un pericolo per la salute di pazienti, partorienti e neonati. La situazione nei centri sanitari dimostra quanto sia lontana la regione settentrionale del Benin da un adeguato approvvigionamento idrico.
In cinque anni Helvetas ha sostenuto la costruzione e la bonifica di oltre 140 pozzi per circa 40'000 persone in strutture sanitarie, scuole e villaggi. Nell’ambito del progetto «Qualieau» (acqua di qualità) verranno costruiti pozzi per altre 20'000 persone. Ma la costruzione dei pozzi, da sola, non basta. Le ricerche hanno dimostrato che l’acqua pulita dei pozzi viene spesso contaminata perlopiù da germi patogeni durante il trasporto e lo stoccaggio nelle abitazioni. Perciò per il progetto di ogni pozzo è prevista anche un’attività informativa sulle correlazioni tra acqua, pratiche igieniche e salute.
Per sostenere l’approvvigionamento idrico, le pratiche igieniche e la costruzione di latrine, Helvetas collabora direttamente con le comunità e le autorità locali che realizzano il progetto. Helvetas le sostiene nella creazione del know-how tecnico e amministrativo. Ai pozzi pubblici i comitati idrici riscuotono un paio di centesimi per ogni tanica d’acqua. I consumatori sanno perfettamente che con quel denaro non pagano l’acqua, bensì la manutenzione del pozzo. Spesso le donne che abitano nei pressi dei pozzi vengono formate per gestire i pozzi e possono così guadagnare una piccola somma extra. In questo modo hanno un interesse economico che il «loro» pozzo rimanga pulito e ne garantiscono il funzionamento.
Nafissatou Bagana, ostetrica del reparto maternità a Sirarou, Benin