Il lavoro non retribuito vale 10'000 miliardi di dollari USA

Assistenza e lavoro domestico nei Paesi del Sud
DI: Rebecca Vermot - 21 maggio 2019

In tutto il mondo, le donne sopportano il peso maggiore dei lavori domestici non retribuiti e dei lavori di assistenza, nei Paesi del Sud molto più che nei Paesi industrializzati. Questo onere impedisce alle donne di svolgere un lavoro "redditizio" dal punto di vista economico e di essere valorizzate per questo. Inoltre, indebolisce e impedisce la loro partecipazione politica. Un efficace piano di sviluppo deve necessariamente tenere in considerazione il lavoro domestico non retribuito.

Il riconoscimento, la riduzione e la ridistribuzione del lavoro domestico non retribuito e del lavoro di assistenza sono importanti richieste dello sciopero delle donne del 14 giugno in Svizzera. Non si tratta di una domanda specifica della Svizzera, ma di una preoccupazione di rilevanza internazionale, che attualmente è espressa principalmente dalle donne stesse. Secondo una stima della società di consulenza McKinsey & Company, le donne assumono tre quarti dei lavori domestici e di assistenza non retribuiti in tutto il mondo. Il loro valore annuo equivale a 10 bilioni di dollari USA o a circa il 13% del reddito nazionale lordo mondiale. Le Nazioni Unite stimano addirittura un valore pari al 39%. Come affermato dall’OCSE: più povero è un Paese, più disuguale è la distribuzione degli oneri.

Il problema principale è che il lavoro di assistenza non retribuito non rappresenta ancora un indicatore economico ufficiale. Questo comporta una mancanza di statistiche affidabili riguardanti il lavoro domestico, motivo per cui viene emarginato e ignorato nei processi e nelle decisioni politiche ed economiche.

Donne particolarmente colpite nei paesi del sud

Il lavoro non retribuito comprendere per esempio l'assistenza e la cura delle famiglie, dei bambini, degli anziani o delle persone bisognose di cure, nonché i relativi lavori domestici: cucinare, prendere acqua, legna e cibo, dare da mangiare agli animali, lavare, pulire, ecc. Dove le donne devono camminare ore per ottenere acqua pulita o legna da ardere per cucinare, o dove non ci sono cure sanitarie e sicurezza sociale, i fattori di rischio associati, come la violenza domestica o i pericoli naturali, sono particolarmente elevati.

A causa della mancanza di tempo, ma anche perché la maggior parte del lavoro di assistenza si svolge in privato, le donne in molti luoghi sono escluse dalla vita economica e politica. Ciò rafforza e consolida le disuguaglianze tra i sessi, e cementa l'immagine sociale del "capofamiglia maschio" che opera nella vita pubblica e della "badante femmina" che appartiene alla sfera privata.

Di conseguenza, le donne sono spesso private di prospettive di sviluppo. Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, questo riguarda il 41% (o oltre 600 milioni) di tutte le donne in età lavorativa.

L'Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile mira a contrastare questo fenomeno, come specificato nell’obiettivo 5.4: "Riconoscere e valorizzare l'assistenza non retribuita e il lavoro domestico attraverso la fornitura di servizi pubblici e infrastrutture, misure di protezione sociale e la promozione della responsabilità condivisa all'interno del nucleo familiare e della famiglia secondo le circostanze nazionali". Dopo tutto, il lavoro di assistenza non retribuito non è solo la spina dorsale della famiglia, ma contribuisce anche in modo significativo al funzionamento delle economie nazionali e al benessere di tutti i cittadini. È quindi necessario che diventi un parametro fisso e soprattutto che venga incluso nei piani di sviluppo internazionali. Come si può raggiungere questo obiettivo?

Dilemma per le organizzazioni di sviluppo

Molti attori operanti nel settore della cooperazione allo sviluppo si trovano di fronte a un dilemma. Nei loro progetti, si concentrano sull'emancipazione delle donne: le donne dovrebbero partecipare sempre più spesso al dibattito sociale e assumersi delle responsabilità, che si tratti per esempio dei comitati di sviluppo locale, delle cooperative agricole o dei comitati scolastici dei genitori. Il problema è che la maggior parte di questi compiti aggiuntivi sono anch’essi non retribuiti.

Gli uomini spesso si impegnano a svolgere quei compiti il cui sforzo viene ricompensato o che sono considerati prestigiosi. Di conseguenza con i progetti di sviluppo che legittimamente vogliono dare alle donne più potere di cogestione, aumenta unicamente il dispendio di tempo non retribuito. Ciò va a scapito della partecipazione economica e politica delle donne.

In che modo lo Stato e la società possono contribuire a ridurre l'onere del lavoro non retribuito? La risposta è nelle quattro “R” inglesi:

  • Recognize (Riconoscere): il lavoro di assistenza non retribuito deve essere riconosciuto e deve entrare a far parte dei parametri economici. Non si tratta di monetizzare queste attività o di fissare degli stipendi. Sono necessarie semplici cifre sulla quantità, lo sforzo e la ripartizione ("bilancio del tempo") per poterli monitorare e incorporare nelle statistiche nazionali.  Fino ad ora è stato fatto troppo poco.
  • Reduce (Ridurre): il lavoro di assistenza non retribuito deve essere ridotto e trasformato in tempo libero ed energia da investire in altre attività. Solo l’introduzione di un pozzo per l’acqua pulita nel villaggio o di cucine a risparmio energetico riduce il tempo che le donne devono investire in lavori domestici. Questo obiettivo viene spesso raggiunto attraverso miglioramenti tecnologici e la fornitura di infrastrutture adeguate.
  • Redistribute (Redistribuire): il lavoro di assistenza non retribuito deve essere redistribuito. Non solo gli uomini devono fare la loro parte, ma anche lo Stato e il settore privato possono dare il loro contributo attraverso la fornitura di servizi orientati alla domanda, che si tratti di servizi esterni per l'infanzia, servizi sanitari, case di riposo o scuola per l’istruzione primaria.
  • Representation (Rappresentare): il lavoro di assistenza non retribuito deve essere presente a tutti i livelli della vita sociale. Solo in questo modo è possibile rendere visibili e prendere in considerazione le esigenze delle donne in termini di servizi o infrastrutture a sostegno dei compiti domestici. È proprio la rappresentanza nella vita economica, cioè l'opportunità di perseguire un'attività redditizia, che consente alle donne di far sentire la propria voce anche a livello politico.

Diari giornalieri per una maggiore equità del carico di lavoro

Le donne e gli uomini dovrebbero avere lo stesso diritto di decidere come disporre del loro tempo. Per questo motivo Helvetas utilizza spesso "diari girnalieri" nei suoi progetti, volti a determinare quanto lavoro non retribuito svolgono le donne, e se e quando hanno tempo da dedicare alle attività del progetto. Da un lato, ciò rafforza la loro posizione negoziale e, dall'altro, indica soluzioni vantaggiose per tutti. Ad esempio, si tengono corsi in orari che consentono alle donne di partecipare, oppure si organizzano servizi di assistenza per i bambini per consentire loro di proseguire la formazione.

Considerando la maggiore aspettativa di vita e l'aumento della popolazione, il lavoro infermieristico continuerà ad aumentare. Tuttavia, le donne non possono e non devono colmare le lacune della società, dello Stato e dell'economia attraverso il lavoro di assistenza domestico. La discriminazione strutturale delle donne causata dal lavoro di assistenza non è solo una questione di diritti umani, si tratta soprattutto di una sfida per lo sviluppo economico globale umano e sostenibile. Il lavoro di assistenza non retribuito riguarda tutti noi.